Lo so, ne ho già parlato, ma il ritmo del lavoro è quello. Le presse che lavorano senza intoppi, oleate come si deve… ma questo sì l’ho già raccontato. Forse non ho mai raccontato che il suono apparentemente fastidioso della pressa che lavora si sovrappone in qualche modo, ora vicino, ora lontano, a volte solo immaginato, a tutti gli altri suoni del lavoro, agli altri ritmi, alle telefonate, alle parole, non sempre tutte giuste. Agli spostamenti obbligati, di fretta, alle riunioni, ai ronzii, ai ticchettii di altre macchine. Ne esce una sorta di opera rock in cui si intersecano infinite immagini sonore. È il lavoro nelle sue tante sfaccettature, ma il suono ritmico delle presse di tutti è quello che mi dice che stiamo lavorando bene. Che ognuno ha fatto la sua parte e stiamo realizzando esattamente quello che il cliente ci ha chiesto.